“Chi è il portiere dell’Italia?” – “Reina”.
Scrivo questo editoriale per fare il punto della situazione sugli eSports in Italia e cerco di suggerire alcuni accorgimenti per rendere compatibile il mondo fisico con quello digitale.
Vivo di calcio da sempre, prima come appassionato, poi è diventato il mio lavoro. Vivo di pane e pallone da quando ho 6 anni e volevo il gelato “viola” e chiedevo a mio padre che ascoltava la radiolina “Ha segnato Antognoni?”.
Con il progetto eSportsItalia.com stiamo aiutando lo sviluppo dei videogiochi competitivi in Italia utilizzando come volano proprio il calcio. Se negli anni passati gli eSports nel nostro Paese non sono esplosi è stata proprio per una mancanza di visione.
Dal 2020 abbiamo la eSerie A, anche se poi per via dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 è stata rinviata all’anno corrente. Sempre dallo scorso anno abbiamo anche la eNazionale capace di essere subito vincente mettendo in bacheca eEuro 2020.
Gli eSports, come da previsione proprio grazie al calcio, stanno ora esplodendo. Le iniziative sviluppate sono state un successo e siamo solo all’inizio.
Tutti vogliono far parte di questo mondo che sta avendo una crescita esponenziale, finalmente ora anche in Italia. Imprenditori e sponsor nel settore dell’intrattenimento, dello sport, della comunicazione hanno un nuovo mercato su cui investire.
Allo stesso tempo bisogna osservare che il 40% dei giovani non si interessa più al calcio.
Ecco alcuni passaggi chiave che ho estratto da un’intervista a Repubblica del presidente della Juventus Andrea Agnelli: “I più giovani vogliono vedere i grandi eventi e sono meno legati agli elementi di campanilismo che hanno segnato le generazioni precedenti.” “Il dato più allarmante è che il 40% per cento di coloro che hanno fra i 16 e 24 anni non ha interesse nel mondo del calcio“.
Il calcio tradizionale, se rimane così perderà colpi e andrà morendo. Il presidente bianconero motiva così la scelta di creare una SuperLega capace di “…creare una competizione che simuli ciò che fanno sulle piattaforme digitali — come Fifa — significa andargli incontro e fronteggiare la competizione di Fortnite o Call of Duty che sono i veri centri di attenzione dei ragazzi di oggi, che spenderanno domani“.
L’idea di creare quindi qualcosa di nuovo come la SuperLega si basa su elementi di fatto: se non si cambia, il calcio tradizionale è destinato a morire.
I punti chiave delle dichiarazioni sono (da parte dei giovani) mancanza di campanilismo, disinteresse per il calcio e la forte attrazione verso i videogiochi.
Essendo a cavallo tra questi due mondi credo che in realtà i primi due problemi siano una conseguenza del terzo.
I giovani di oggi non seguono la televisione come nelle generazioni precedenti, bensì hanno come loro “maestri di vita” dei ragazzi che fanno delle dirette su Twitch o YouTube, che utilizzano proprio il videogioco come strumento catalizzatore.
La formazione è quindi fatta dai ragazzi stessi, gli adulti non ci sono e così si creano alcuni paradossi.
Nel caso dei videogiochi di calcio a partire da circa 10 anni stanno andando di moda delle nuove modalità di gioco per cui non contano le squadre e non contano nemmeno i nomi dei giocatori che si hanno.
Qualcuno potrebbe convenire sul primo punto, ma non capire bene il secondo, quindi esplicito il concetto.
Se prendiamo ad esempio FIFA la modalità di gioco cosiddetta “competitiva” (quindi quella con cui si fanno le principali competizioni) è FIFA Ultima Team, conosciuta più semplicemente con il nome di FUT.
Su FUT è possibile creare la squadra dei propri sogni in teoria, ma la pratica è che poi ci si schiaccia su pochi giocatori e team molto simili tra loro. Emblematico è l’esempio della eSerie A edizione FIFA 21 dove tutte le squadre hanno Cristiano Ronaldo nel loro organico.
Ragazzi che giocano in questa modalità da 10 anni hanno perso di vista il senso di squadra. Il campanilismo, che io chiamerei “identità” e “senso di appartenenza” si perde perché nessuno glielo ha insegnato.
Un ragazzo di 10 anni che magari è inizialmente tifoso del Napoli inizierà anno dopo anno a non sentire più quell’attaccamento alla maglia, perché verrà spinto a comprare quei 15/18 giocatori più forti.
Perderà tanti giorni della sua vita per costruire una squadra per provare a vincere e nel suo organico non avrà nessun giocatore del Napoli. Magari nei primi tempi avrà provato a inserire almeno Insigne, ma alla fine neanche lui; vuoi mettere Cristiano Ronaldo con Lorenzo di Frattamaggiore?
E così, anche il più tifoso del Napoli giocherà con Cristiano Ronaldo.
Il discorso è identico anche in caso di player professionisti. La stessa ACF Fiorentina nella sua divisione eSports gioca con Cristiano Ronaldo come punta. Per chi conosce il calcio reale sa che è una cosa che stona fortemente.
Tra i giovani ormai non ci sono più colori, non ci sono più maglie, é tutto piatto. L’unica cosa che conta è prendere i più forti, e questo lo si fa anno dopo anno fino a dimenticarsi completamente che si tifava Napoli.
Non solo. A quel punto che senso ha seguire il Napoli in televisione? Il giovane, che dopo 10 anni è diventato un adulto, è confuso. Gli manca una sua identità calcistica, ha solo un’identità da gamer.
Si chiama videogioco di calcio, ma di calcio reale ha poco. Se è vero infatti che Cristiano Ronaldo è la “carta” (giocatore) che tutti oggi vogliono, basterebbe che domani uscisse una carta di nome Giulio Giorgetti migliore di quella di CR7 e tutti vorrebbero me.
E se poi dopo Giulio Giorgetti mettessero Batman, Superman e Ironman, tutti i giocatori vorrebbero loro.
La responsabilità ora non è della Electronic Arts, che è una società privata e che giustamente fa i suoi interessi, reputo invece che vada fatta una migliore formazione ai giovani.
Per questo reputo che ci siano stati due grandi errori, quelli della eSerie A edizione FIFA 21 e della eNazionale FIFA 21 di giocare con la modalità FUT.
Nella eSerie A FIFA 21 le squadre sono tutte identiche tanto che gli stessi caster (telecronisti) hanno difficoltà a commentarle. In realtà il problema più grande è del tifoso classico, non del gamer aspirante professionista, che non si ritrova nemmeno un giocatore della propria squadra.
Nella eNazionale FIFA vedere la maglia azzurra vestita da Pelé e Zidane è stata una sensazione molto brutta.
Qui non solo si perde il senso di appartenenza a una squadra di calcio, ma si perde il senso di appartenenza alla nostra Nazione. La maglia dell’Italia è sacra, sportivamente parlando.
L’ignoranza è dire “Giulio, è la modalità competitiva”. Sì, ho capito. Ma se si continua così non esisterà un calcio, né virtuale, né reale.
Bisogna creare una narrativa, creare un collegamento tra gli eSports virtuali e reali. Noi di eSportsItalia.com stiamo facendo proprio questo: accompagnare il pubblico in questa direzione.
Questa reputo sia la via che andrà presa in futuro e spero che le prossime edizioni FIFA di eSerie A e eNazionale siano fatte con giocatori reali.
Ho chiesto a mio nipote di 21 anni, giocatore di FIFA in modalità FUT, così per fare un test: “Chi è il portiere dell’Italia?” e non lo sapeva. Mi ha detto “Reina, forse?“.
E stiamo parlando di un ragazzo sveglio e intelligente. Pensate quello meno arguto e meno colto. Provate a chiedere quindi ai vostri giovani la formazione della nazionale e “divertitevi” a sentire le loro risposte.
La colpa non è dei giovani, semplicemente per loro tutti i giocatori sono uguali, un appiattimento culturale in termini sportivi e una mancanza di punti di riferimento in termini di vita vissuta.
Se ci mettiamo poi il carico da dodici facendo giocare nella Nazionale italiana 11 stranieri, ma dove andremo?
Scenario completamente opposto e perfettamente in linea con la mia visione è quanto stiamo apprezzando con la versione eFootball della eSerie A e della eNazionale.
Badate bene, non ne faccio un discorso “meglio PES di FIFA”, bensì meglio giocatori reali che finti.
Poter urlare al goal di Vlahovic o Kouamé della mia Fiorentina (PES) ha un sapore vero. Ho voglia di tifare viola e non vedo l’ora poi di poterla vedere in azione dal vivo in televisione o allo stadio.
Quando segna la Fiorentina (FIFA) sono contento sì, ma senza quel pathos, quel trasporto che ho con la prima. Una squadra viola che vince con i giocatori di altre squadre, per quanto mi riguarda non è la Fiorentina.
Utilizzare i giocatori reali lo reputo poi anche importante per una valorizzazione del parco giocatori delle società.
Tutte le squadre di Serie A spendono decine, se non centinaia, milioni di euro per fare il calciomercato e avere poi una rosa il migliore possibile.
Se poi nei videogame si perde questo collegamento diventa inutile avere il giocatore più forte. Tanto se poi esce la carta Giorgetti 99 tutti vorranno lui alla faccia di Messi e Ronaldo.
Tre delle squadre di Serie A che meglio si stanno muovendo negli eSports hanno scelto di diventare partner esclusivi di PES: Juventus, Roma e Lazio. Credo che abbiano tenuto conto di questo ragionamento, infatti il gioco della Konami prevede come modalità competitiva proprio i giocatori reali.
E per lo stesso motivo avevo previsto che il Napoli sarebbe arrivato negli eSports e lo avrebbe fatto scegliendo PES. Sono stato fortunato nella previsione o è un caso? Non credo. Conoscendo la forte attenzione che il presidente Aurelio De Laurentiis ha per i diritti di immagine credo che ne abbia tenuto conto.
Un Napoli eSports senza Insigne nel 2021 è come un Napoli senza Maradona nel 1987.
A proposito di appiattimento dei valori e perdita di identità, sono contrario poi alla modalità livellata.
Questo tipo di modalità, nella quale tutti i giocatori hanno valori simili, appiattendo di fatto le differenza tra una squadra e l’altra, è presente al momento nell’edizione PES della eSerie A.
Capisco che sia stato fatto per un discorso meritocratico e per dare più risalto all’abilità del player, ma reputo che nello sport le differenze ci debbano essere.
Si tratta di un’ulteriore forma di annullamento dei valori. Cristiano Ronaldo nella vita reale è sicuramente più forte di Giulio Giorgetti, non possono essere messi sullo stesso piano.
Nell’interesse dello sport e della competizione reputo che sia giusto che nel videogame la Juventus sia più forte della Fiorentina, e lo dico io che tifo viola. Se poi il buon presidente Commisso ci farà avere in futuro una grande squadra e potremo tenere testa ai bianconeri, ben venga.
Per il momento però preferisco che la Fiorentina se la giochi come ha fatto il Leicester. Quindi una squadra più debole che però grazie all’allenatore e grazie allo spirito di gruppo sia capace di fare l’impresa.
Immaginate una Formula 1 o una Moto GP con tutte macchine identiche: credete che avrebbe ancora il fascino che ha ora? Quindi sì, è chiaro che è importante il pilota, ma i mezzi devono avere le loro peculiarità.
Questa è la mia visione. Serve una narrativa per far si che gli eSports e i calcio reale si aiutino tra loro. Bastano pochi passaggi.
Anche i produttori di videogiochi devono capire che devono collaborare con il calcio tradizionale e non contro di esso, altrimenti in futuro avremo Giorgetti, Superman, Ironman e Neymar che diventeranno dei personaggi Fortnite (il brasiliano in realtà se lo sono già mangiato).
Spero di non dover più vedere una Fiorentina senza giocatori della Fiorentina e un’Italia senza giocatori italiani.
Viva il calcio, viva gli eSports, viva la eSerie A, viva la eNazionale, forza Viola e forza Italia!
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