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Come diventare gamer professionista

Il mondo degli eSports, i videogiochi competitivi, è in forte crescita in tutto il mondo e a partire dal 2020 ha avuto un’impennata anche in Italia.

Siete in molti a chiederci come diventare un gamer professionista e lavorare in questo settore pertanto abbiamo deciso di creare un focus specifico su questo argomento.

Vi invitiamo a leggerlo e fare riferimento anche ai link inseriti in questo documento al fine di avere un quadro completo di come funziona questo meccanismo.

Videogiochi e eSports: un mercato miliardario

Il settore dei videogiochi è in forte crescita da diversi decenni anche grazie alla tecnologia che ha reso sempre più facile l’accesso al settore ludico.

Se gli utenti più vecchi hanno iniziato quando c’erano ancora i floppy disc, diventati poi cd-rom, le nuove generazioni iniziano spesso a giocare con le console come la Playstation e la XBox o, ancor più facilmente dal proprio telefonino (smartphone).

La globalizzazione del mercato mondiale e la diffusione di Internet sono stati il trampolino di lancio per far diventare il mercato dei videogiochi come uno dei più solidi nel settore dell’intrattenimento e quello con i maggiori margini di crescita.

La forte presenza di giocatori e la forte liquidità nel settore in questo mercato ultramiliardario ha fatto nascere un nuovo settore, quello degli eSports.

Gli eSports sono i videogiochi competitivi: giocare per vincere. Questo può essere un discorso amatoriale, ma anche un vero e proprio lavoro.

Nascita dei pro player

Proprio per la forte crescita degli esports, nascono i pro player cioè i videogiocatori professionisti. Persone che sono pagate per giocare.

In genere un pro player può guadagnare da poche centinaia di euro al mese fino a svariate migliaia. Non solo i primi al mondo, magari su videogiochi di particolare rilievo, possono anche guadagnare premi milionari nel caso ad esempio di una vincita a livello mondiale.

Approfondimento: quanto guadagnano i pro player eSports

Il parallelo da fare è con quello degli sport classici, contano i risultati.

Nel calcio ad esempio i giocatori sono pagati si per giocare, ma anche per vincere o quantomeno per dare spettacolo visto che non tutti possono vincere.

La stessa cosa avviene nel mondo degli eSports, dove una “e” di “electronics” serve a trasformare la competizione sportiva in una competizione virtuale.

Se l’utente inesperto a colpo d’occhio può pensare che sia strano considerare i videogiochi un modo per vivere, le realtà è che nel mondo sono nate le figure prosessionali dei gamer.

Un vero proprio player è colui che è pagato per giocare in primis, ma anche per fare bene. Si tratta di un discorso competitivo quindi come nello sport reale i più forti vanno avanti mentre quelli che lo sono di meno giocano in competizioni minori fino ad uscire dal circuito professionistico.

Il settore è quindi molto competitivo, come lo è del resto quello degli sport classici.

Quindi non è assolutamente facile diventare un pro player professionista e soprattutto non è facile rimanere ad esserlo a lungo.

Quindi il nostro invito è quello di leggere con attenzione ogni singola parola che stiamo dicendo perché sognare è bello, ma è anche vero che la strada è ardua.

Primo punto: la scelta del videogioco

Stadi colmi di tifosi e due gamer al centro della folla a contendersi un trofeo da milioni di dollari. E’ l’apoteosi degli eSports, quando la sfida passa dalla cameretta di un ragazzo alla centro di un impianto di Las Vegas o di uno stadio di calcio europeo.

Il settore dei giochi elettronici come detto presenta molte opportunità e molti titoli che possono permettere la scalata, come Dota e League of Legends, ma negli ultimi anni anche FIFA e PES stanno dando questa opportunità.

Alcuni aspiranti pro player fanno un errore madornale: sbagliano la scelta del videogioco da utilizzare.

Il nostro consiglio è quello di trovare un giusto equilibrio tra i videogiochi che tirano di più sul mercato e quello che a voi piace di più.

Inutile ad esempio scegliere di giocare ad un videogame solo perché si è saputo che un pro player ha vinto 1 milione di euro con un torneo, se poi non è quello che fa per voi.

Dovete trovare il videogioco che vi piace, che vi appassiona e in cui volete eccellere.

Le opportunità per gli aspiranti pro player italiani

In Italia ad esempio ci sono tanti bravi giocatori di League of Legends, Dota per non parlare di Fortnite che è quello che ha avuto la crescita più rapida dal luglio 2017 ad oggi, ma senza ombra di dubbio la passione principale rimane quella dello sport puro.

I giochi più venduti in Italia sono quelli di calcio. In particolare i prodotti FIFA, della EA Sports, e PES della Konami, sono due prodotti storici che stanno facendo compagnia a migliaia di italiani da diversi anni.

Per questo motivo possiamo considerare l’anno 1 degli eSports in Italia il 2020, quando la Serie A ha deciso di creare il torneo eSerie A TIM, il primo campionato professionistico con squadre della massima serie italiana: dalla Juventus all’Inter, dalla Roma alla Lazio, dalla Fiorentina all’Udinese e così via.

Ogni squadra di Serie A ha al momento due pro player di FIFA e almeno due pro player di PES. Su PES ci può essere la possibilità di avere più giocatori per competere nella eFootball Pro, il massimo torneo della Konami la cui attuale formula prevede la modalità 3vs3, sono necessari così tre elementi per squadra.

A titolo informativo il torneo è stato rinviato per via del covid-19, ma proprio la presenza delle squadre di eSerie A ha fatto sì che sempre più persone in Italia si siano interessati, a tutti i livelli a questo settore.

Con la prossima partenza della eSerie A e con la copertura televisiva lo diventerà anche di più.

Sempre più squadre italiane stanno iniziando a considerare i pro player FIFA e PES dei veri e propri giocatori della società. Per molti ragazzi che non hanno avuto la possibilità di diventare dei calciatori nella maniera classica, si tratta di una nuova opportunità per vestire la maglia della propria squadra del cuore.

Una opportunità di entrare a far parte di una squadre di eSerie A è come player draftati.

Approfondimento: cosa sono i player draftati

Per non parlare che sempre nel 2020 è nata la eNazionale, la nazionale italiana di eSports, grazie alla FIGC.

Approfondimento: leggi l’intervista a Ercaccia_98 giocatore della eNazionale FIFA

Quindi non solo c’è la possibilità di vestire la maglia di un club professionistico di Serie A, ma addirittura si può diventare dei pro player azzurri della eNazionale.

Allenamento e competizioni

Una volta scelto un gioco che vi piace, che vi appassiona, che vi diverte e in cui volete eccellere dovete iniziare ad allenarvi con costanza.

Qui ci sono differenti scuole di pensiero, ci sono pro player che dicono che giocano due ore al giorno, altri ne giocano quattro ed altri possono arrivare anche a periodi in cui giocano sei ore.

L’eccesso non serve.

Si potrebbe pensare che i pro player siano dei nerd che giocano dalla mattina alla sera ai videogame e invece no: niente di più sbagliato.

Il pro player classico è una persona sveglia, spesso in ottima forma fisica che gioca il giusto. Per “giusto” intendiamo che è fondamentale la soglia di attenzione, quando quella cala è inutile insistere troppo.

Quindi qualunque sia la vostra età è importante alternare i giochi con altre discipline e anche attività motorie.

Visto che la maggior parte di coloro che vogliono diventare pro player sono proprio dei giovani in genere nella fascia d’età 14-30 anni, è importante capire che bisogna portare avanti i propri studi e il proprio lavoro, ma non solo.

Bisogna avere tempo per la famiglia, gli amori e le amicizie, bisogna evitare di chiudersi perché non solo è dannoso per la propria salute, ma è anche il modo più facile per fallire.

Non si diventerà mai un vero pro player se non si è capaci di essere degli uomini completi, con una vita sociale anche al di fuori del mondo dei videogiochi.

Fatta questa importante premessa, l’allenamento rimane una fase importantissima.

Seguire i tutorial offerti sia dal videogioco di vostro interesse, sia dagli esperti del settore è il modo migliore per alzare il proprio livello.

Gli step consigliati sono questi. Prima ci si allena nella modalità offline contro il computer, quando si vede che la capacità di battere la “macchina” è elevata a quel punto si può pensare di giocare online e sfidare persone reali.

Sebbene tutti i pro player dicano che la vera sfida è quella in live, quindi in presenza fisica tra due magari in un’arena, è anche vero che prima di diventarlo si sono allenati per ore online.

Online è infatti c’è la possibilità di giocare non solo con persone che fanno cose imprevedibili che un’intelligenza artificiale non riesce a simulare, ma c’è soprattutto la possibilità di capire quale livello si è raggiunto.

Come capire di essere pronti a diventare un gamer professionista

Una domanda che la redazione di eSportsItalia.com riceve spesso è: “Come posso capire di essere pronto per diventare un gamer professionista?”

La risposta è semplice: quando vedi che gli altri non riescono a batterti o comunque lo fanno con difficoltà.

Se siete in grado di vincere contro il computer e ancor di più siete in grado di vincere spesso online, se il vostro livello è elevato allora a quel punto potreste pensare di essere maturi per diventare pro player.

Chiaro che se siete dei numeri 1, se vincete sempre, allora la risposta già l’avete.

Il problema però può essere per chi vince, ma magari non riesce a farlo con costanza. Qui bisogna capire quali sono le cause: o non si è abbastanza forti oppure si hanno dei limiti caratteriali.

Sul primo ci si può lavorare ad esempio con dei corsi eSports fatti proprio per migliorarsi, sfidando dei pro player durante delle sessioni di allenamento a pagamento.

Sul secondo punto, limiti caratteriali, c’è poco da fare. Si è destinati a fallire. Le società non sono interessati ad esempio a coloro che magari non sono in grado di parlare un italiano corretto, che imprecano o che si innervosiscono facilmente.

Il pro player è diventata ormai una figura importante come un calciatore di calcio. Non basta avere i piedi buoni, bisogna anche avere testa per dialogare con compagni, allenatore, società e allo stesso tempo essere capace di rilasciare interviste e magari condurre un canale Twitch.

Se avete raggiunto questi obiettivi, cioè riuscite a fare bene online contro avversari di tutto il mondo, allora potete iniziare a fare delle competizioni sia offline che online.

Come primo punto consigliamo di fare delle competizioni online questo perché il numero di giocatori a disposizione è molto più ampio e quindi c’è la possibilità di capire il vostro potenziale con un pubblico più importante.

Come accennato prima c’è chi dice che l’online non è buono perché magari ci possono essere problemi di latenza, ma a parte il fatto che questo aspetto tecnico sta diminuendo online anno, alla fine contano i fatti.

Niente scuse.

Il più forte vince. Semplice.

Certo ci può essere il giorno in cui un problema di connessione non ha permesso di fare il meglio, ma questo è un altro consiglio che vi diamo evitate di usare scuse perché altrimenti come si spiegherebbe che ad esempio il primo giocatore più forte al mondo nella classifica FUT di FIFA nel 2020 è stato l’italiano CrazyFatGamer?

Approfondimento: leggi intervista a CrazyFatGamer

Stesso discorso per PES: come si spiega che Ettorito se non arriva prima arriva massimo secondo nelle competizioni?

Approfondimento: leggi intervista ad Ettorito

Sono CrazyFatGamer ed Ettorito residenti all’estero? No. Hanno delle connessioni differenti dagli altri? No. Sono semplicemente forti.

Quindi niente scuse, giocare online è un ottimo modo per confrontarvi con gli altri e capire il vostro livello.

A seconda del videogiochi ci sono tante classifiche e naturalmente gli aspiranti pro player sono coloro che riescono a stare più in alto.

Nel caso di FIFA ad esempio viene presa spesso come riferimento dalle società in cerca di pro player la Weekend League di FUT (FIFA Ultimate Team).

Su 30 partite a disposizione c’è chi considera un buon livello giocatori in grado di fare 25 vittorie, ma anche vero che dipende anche da altri fattori.

Ad esempio una società potrebbe anche essere interessata a tesserare un giocatore capace di fare un 21 su 30 qualora sia molto giovane e magari che si in grado già di “streammare”.

In gergo per “streammare” si intende la capacità del giocatore di trasmettere le partite che fa su un canale di videosharing come può essere YouTube di Google o ancore meglio Twitch di Amazon, più specifico per i videogiochi.

Se un ragazzo ad esempio ha 18-20 anni, ha già un suo certo seguito con migliaia di fan sul suo canale streaming, può essere allettante per una società che può prenderlo e farlo crescere.

Prendiamo ad esempio Prinsipe, altro player italiano di FIFA, che ha oltre 200.000 di follower sul suo canale Youtube.

Tramite questo media Prinsipe è in grado sia di dimostrare il suo talento, sia di diventare allettante per le società che lo vogliono in squadra perché la possibilità di “ereditare” i suoi utenti.

Non solo, avere un canale di streaming così popolare permette anche di guadagnare dalla pubblicità a prescindere da eventuali rapporti di lavoro.

Approfondimento: canale YouTube di Prinsipe

Tornei Live

Il termine Live nel mondo degli eSports sta indicare un torneo in presenza fisica. Ad esempio si può partecipare un torneo locale di FIFA O PES nella propria città o magari uno con visibilità internazionale in Italia o all’estero.

Questo tipo di esperienze sono belle perché rappresentano intanto un modo per uscire fuori dal classico contesto casalingo e allo stesso tempo hanno un’atmosfera diversa.

Ad esempio giocare in un’arena specifica per gli eSports come hanno fatto l’Udinese e l’Atalanta davanti a centinaia o migliaia di persone è un’esperienza speciale, indimenticabili.

L’emozione e l’adrenalina che danno gli live sono cose ben diversa dagli incontri online e per un’aspirante pro player è utile comunque fare questo tipo di esperienze.

Soprattutto all’inizio è inutile spendere soldi per dei viaggi all’estero, molto meglio preferire tornei locali e fare intanto esperienza con quelli, ma di sicuro chi vuole realmente diventare un professionista dovrà farli.

Le fasi finali dei tornei più importanti infatti si fanno in genere proprio in modalità Live, pertanto è importante abituarsi a questo tipo di ambientazione.

Proprio il costo e la difficoltà di accesso però ci fanno consigliare di farlo solo quando già si è raggiunto un buon livello, almeno che non vogliate fare una vacanza in Italia o all’estero e magari cogliere l’occasione per respirare questo magico mondo.

Gli incontri live sono utili anche per conoscere molte persone e trasformare spesso quelle amicizie nate online in in contri reali.

Come farsi notare da team e società eSports

Una delle domande che riceviamo spesso è del tipo “Sono forte, ma come faccio a farmi notare?“.

In realtà la risposta severa a questa domanda dovrebbe essere “Se sei realmente forte, già ti hanno visto“.

Vogliamo dire che i giocatori che sono realmente forti e hanno seguito i nostri consigli dei paragrafi precedenti hanno già fatto competizioni che sono per forza di cose viste dagli addetti ai lavori.

Come per il mondo del calcio tradizionale ci sono dei veri e propri talent scout (scopritori di talenti) anche nel settore degli eSports.

Anzi, sono loro i primi a contattarvi se vedono ad esempio un nickname nuovo che ha vinto un torneo importante o che magari ha fatto un ottimo piazzamento.

Per chi è in Italia consigliamo di registrarsi ad esempio ai tornei organizzati periodicamente dalla Esports Academy che trovate qui. I tornei sono fatti su FIFA, PES e NBA, quindi calcio e basket.

Il consiglio è partecipare solo a tornei importanti come questi o quelli realizzati direttamente dalle società produttrici dei videogiochi ed evitare invece di perdere tempo su tornei amatoriali organizzati su gruppi Facebook.

Sui social infatti esistono molti tornei, alcuni usano anche impropriamente brand importanti, ma in realtà sono solo tornei amatoriali che vi faranno solo perdere tempo.

Nel caso di FIFA ad esempio partecipare alla Weekend League o ai tornei della Esports Academy vale molto di più che partecipare a decine di tornei sconosciuti creati sui social.

I social invece sono importanti per un altro motivo. Come abbiamo spiegato prima è importante che curiate la vostra immagine, soprattutto se siete maggiorenni.

In particolare i due strumenti più utilizzati sono Twitch (o in alternativa youtube) per fare gli streaming delle partite o comunque per stare in contatto con i vostri follower e Instagram.

In ambito internazionale inoltre si utilizza anche Twitter, ma soprattutto in una fase iniziale inutile sprecare troppe energie per i social.

Potete pensare anche di avere in partenza un canale Twitch o uno Youtube. Il secondo ha il vantaggio di essere completamente gratuito, pur non essendo specifico per i videogiochi. Mentre Twitch vi richiede un abbonamento a Prime se volete memorizzare i vostri video, cosa molto utile.

Partecipando a tornei competitivi importanti e avendo una presenza online dove le società possono anche apprezzare il vostro modo di porvi nei confronti dei vostri follower è importante.

Ci sono ad esempio dei ragazzi che ci scrivono e dicono “Ao’ capo, So’ forte, ma nessuno me chiama, ma perché?

La risposta è già nella domanda.

La qualità di una persona è che nel suo modo di porsi, perché prendere in squadra una persona che può avere limiti di immagine e comportamentali?

Bisogna essere dei personaggi a 360° gradi, non solo sul “campo” di gioco, ma anche al di fuori.

La partita è solo uno degli aspetti del videogioco, non è tutto. Saper giocare bene è naturalmente importante, ma se volete che ci sia qualcuno che vi prenda in squadra e che vi dia uno stipendio, dovrete essere delle persone affidabili e di buona presenza.

A quel punto non mancherà la possibilità che una squadra vi contatti sul vostro canale YouTube / Twitch o magari sul vostro account Instagram chiedendo di parlare con voi.

Chi vi può contattare: club, team e procuratori/agenzie

A questo punto ci sono in genere tre possibilità di contatto: squadre professionistiche (club), i team e i procuratori/agenzie.

I team in genere sono delle società composte di diverso spessore.

Alcune team sono piccoli e non sono altro che un assembramento di giocatori che si sono messi insieme magari per realizzare dei tornei. Partecipare può essere un modo per creare aggregazione, condividere emozioni e provare a sognare, ma si rischia di rimanere per tutta la vita piccoli. In genere in questi casi non si percepisce nessuno stipendio.

Ci sono poi dei team grandi, importanti, che fatturano molto e che possono invece fornire dal rimborso spese ad uno stipendio fisso.

Il problema dei team è che sono molti e spesso promettono miracoli, quindi prima di firmare un contratto assicuratevi di averlo letto bene, ma soprattutto informatevi bene altrimenti rischiate di rimanere vincolati ad una società e non potervi liberare facilmente per cogliere magari un’altra opportunità che vi potrà arrivare.

Ci sono poi dei procuratori, in genere raggruppati in “agenzie” che non sono dei team, ma che curano i vostri interessi. Cercano di piazzarvi in alcune squadre professionistiche o team stessi, ma di alto livello.

La figura del procuratore crescerà sempre di più, al momento il consiglio è quello di stare molto attenti a ciò che si firma, ancor più che con i team. Se infatti un team nasce comunque con il fine di partecipare a tornei e vincere, quindi è dalla parte più sportiva, il procuratore nasce principalmente come figura interessata a marginare sul vostro talento con tutti i pro e i contro.

In particolare avere dei contratti troppo lunghi può essere pericoloso, almeno che non vi sia riconosciuto uno stipendio garantito anche se non ci trovano un team o una squadra, cosa molto difficile che avvenga.

I team e la agenzie/procuratori sono le opportunità più comuni nel settore gli eSports ai quali si affiancano ora da pochi anni anche le società professionistiche di settore come ad esempio quelle di calcio.

Facciamo l’esempio dell’Udinese che ha creato la sua divisione eSports e ha messo sotto contratto diversi giocatori, sia per FIFA che PES.

Se siete degli aspiranti pro player e amate il calcio, proprio arrivare in un club di Serie A può essere la vostra massima aspirazione. Potete indossare la maglia ufficiale di una squadra della massima divisione italiana o magari trovare un accordo con una squadra estera.

I tipi di rapporto possono cambiare. Ad esempio l’Udinese, così come la AS Roma e altri club, non hanno intermediari, creano un contratto diretto tra pro player e club.

In molti altri casi, anche per la velocità con cui gli eSports sono esplosi in Italia che non hanno dato tempo alle squadre di Serie A di organizzarsi, molti club si sono affidati a loro volte ad agenzie e team.

Ad esempio l’agenzia Esports Academy si è occupata di fornire pro player a diverse squadre di Serie A quali Sampdoria, Bologna, Parma e Sassuolo.

Fare un’attività fisica

Fare un’attività fisica che può andare dalla passeggiata, alla corsa, alla palestra, al giro in bicicletta è fondamentale.

Il motivo è duplice, da una parte c’è la salute fisica e mentale della persona, dall’altra anche a livello di immagine è importante essere delle persone di qualità.

Intendiamo dire che se c’è una società che deve scegliere ad esempio tra due pro player simili in termini di qualità, tenderà a scegliere quello che anche come presenza per il pubblico sarà più gradevole.

Academy eSports in Italia

Proprio il forte sviluppo dei videogiochi competitivi in Italia ha reso possibile la nascita di diverse accademie eSports, pensate gli aspiranti pro player ed aiutarli a crescere ed inserirsi nel settore.

Tra i più riusciti in Italia ci sono i corsi della Esports Academy che si basano su uno stretto rapporto tra gamer e coach. I formatori proposti in particolare da questa agenzia sono player già affermati in Italia e a livello internazionale, come Mattia lonewolf92 Guarracino (foto in alto), e la formazione di un giocatore in queste scuole di calcio virtuale è completa. I nuovi talenti vengono curati da coach che non si limitano a dare consigli su come schierare meglio la squadra o su come difendere meglio.

Il coach ha un peso molto più decisivo nelle prestazioni di un giocatore: gestione dello stress, consigli durante le partite e gestione dei social sono tutti aspetti da migliorare in un talento che ambisce a diventare un gamer professionista. Questa Academy ovviamente offre corsi sul gaming in generale, anche se per gli amanti degli sport più popolare molto spazio viene dedicato a giochi FIFA, PES e NBA.

Tra i club di calcio va invece segnalata la eAcademy dell’Udinese, una delle squadre più attive nel settore degli eSports in Italia.

La eAcademy Udinese eSports è un progetto innovativo che offre la concreta possibilità di diventare un pro player.

Naturalmente non è garantita a tutti la possibilità di diventare un professionista, dopotutto la stessa cosa avviene nel calcio reale: non tutti possono giocare in Serie A.

Di sicuro però il progetto eAcademy Udinese eSports è al momento il modello più concreto per gli aspiranti pro player in Italia.

Approfondimento: Intervista alla eAcademy Udinese

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